Pare che sia in discussione nel Comune di Montesilvano il progetto di un porto-isola turistico.
Per la verità in passato anche per il porto di Pescara dall'Università D'annunzio era venuta un'ipotesi di porto-isola.
Evidentemente il vizietto si ripete…
Un porticciolo turistico a Montesilvano non avrebbe altro esito che quello funesto del porticciolo di Francavilla o di un progetto incredibile come quello di S.Vito.
Quest’ultimo è incredibile soprattutto per l’impatto negativo che avrebbe sul profilo costiero ma anche per la valutazione pessima che diamo ad un ingresso rivolto a sud, come si desume dal progetto, pericoloso per la navigazione oltre che destinato inevitabilmente ad interrarsi –si veda il Marina di Pescara-. E anche per la disponibilità del porto turistico di Ortona, lì vicino a 4,7 km.
Così come a Montesilvano si dimenticano che a 8,9 km di distanza c’è il Marina di Pescara che ha ampia disponibilità di posti per barche a vela o per barche a motore di un certo pescaggio.
Perchè un porticciolo a Montesilvano ha senso solo come approdo per piccolissimi motoscafi da diporto e comunque per natanti di bassissimo pescaggio, com'è adesso il ricovero di Marina di Città S. Angelo sulla sponda nord del fiume Saline .
Approdo che è nato in modo naturale su quel fiume e che si può solo migliorare ma non stravolgere. Per cui un approdo-canale ci può stare. Un porto turistico no, secondo me.
Se il Comune di Montesilvano sente il bisogno di creare un approdo per piccoli natanti come quello di Marina di Città S.Angelo o per derive è comprensibile e naturale che provi a realizzarlo.
Ma non è sensato voler creare un porto turistico vero e proprio: non lo è nè per le valutazioni sull'impatto ambientale che avrebbe sulla costa, nè per quelle sulla sostenibilità economica e finanziaria, nè per quelle sulla sua sostenibilità dal punto di vista dei flussi commerciali futuri.
La valutazione sull'impatto ambientale non può che essere negativa perchè ogni opera aggettante a mare crea degli scompensi sulla costa: basta vedere come ha influito il porto di Pescara sulla costa a nord e a sud. O quello di Ortona (anche di più). O quello di Giulianova.
Ma i porti suddetti avevano una ricaduta commerciale motivata e necessaria, legata alla presenza dei traffici commerciali, turistici o legati alla pesca.
E quindi la necessità di avere un porto era superiore al bisogno di proteggere alcuni tratti di costa (se il porto è indispensabile ci può stare qualche sacrificio per la costa, anche se non è detto che ci debba essere per forza).
Per quello di Montesilvano (o di Francavilla, o di S.Vito) questa necessità non ci sarebbe.
Quindi lo sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale per un porto turistico a Montesilvano non può essere che quello che si è delineato già in modo naturale con l'approdo sul fiume Saline di Marina di Città S. Angelo, sulla sponda nord.
Approdo che può essere ripetuto anche sulla sponda sud di quel fiume, ricadente sul territorio del Comune di Montesilvano.
Ma, come è accaduto per la nascita e lo sviluppo del porto di Pescara, la foce del fiume Saline può essere comoda per l'approdo dei piccoli natanti sulle sue sponde, ma pericolosa in caso di rientro con mare mosso per via dei bassi fondali insiti nella sua natura (come è evidente dalla foto sopra e come sanno tutti i frequentatori di quella foce ).
E qui ribadisco il concetto che un porto deve sempre essere un rifugio sicuro in caso di avverse condizioni meteo-marine, altrimenti viene meno il concetto stesso della necessità dell'esistenza stessa di un porto (o di un approdo).
Quindi se approdo o rifugio vi deve essere nei paraggi di Montesilvano, vi deve essere connaturato in modo sostenibile ma senza dimenticare quale ne è il principio ispiratore.
E un modo sostenibile di farlo a Montesilvano è, secondo il mio parere, solo quello di realizzare un approdo-canale sul fiume.
Il quale, sull'esperienza della storia del porto-canale di Pescara (e fatte le dovute proporzioni), potrebbe ripetersi con l'allungamento del molo esistente di circa 80 metri (vicino alle scogliere sommerse a nord) fino a raggiungere la linea di sporgenza delle opere a mare già presenti davanti ai grandi alberghi di Montesilvano, sulla sponda sud del fiume.
E di costruire un piccolo molo sud che parta dall'isolotto attuale sulla foce del fiume e si sporga a mare parallelo al molo nord.
La sponda sud del fiume dovrebbe essere sagomata fino al punto della foce in cui adesso il fiume si divide in un canale secondario (dove c’è quella specie di isolotto naturale), in modo da far convogliare il flusso delle acque solo verso un unico canale di sfogo.
Sarebbe una situazione simile a quella per cui è nato il porto di Pescara e il convogliamento in un sol punto del flusso del fiume e del riflusso di marea migliorerebbe la navigabilità della foce, pur se destinata a piccolissimi natanti.
Si potrebbe quindi spostare l'ingresso sul fiume in acque più profonde (circa 2 metri) e più sicure in caso di condizioni di rientro con mare mosso, anche se l’approdo è destinato a piccoli motoscafi che si muovono in uno specchio di mare ravvicinato e che tutto sommato escono in mare solo in condizioni meteo marine tranquille.
Ma senza oltrepassare con nuove opere a mare quello che è il profilo di costa attuale.
E che quindi dovrebbe essere come nel disegno sottostante:
Figura 4: foce del fiume Saline a Montesilvano/PE. |
All'altezza dell'ingresso nell'approdo-canale la profondità del mare sarebbe di 2 metri circa, sufficiente a far navigare in sicurezza i piccoli motoscafi anche con mare mosso, sia di tramontana e greco-tramontana (da nord) sia di levante-scirocco (da sud): che sono le condizioni meteo prevalenti, come nei paraggi del porto di Pescara.
Il restringimento della foce del fiume ad una larghezza fra i due moli di 30/35 metri servirebbe ad aumentare la portata e la velocità complessiva del fiume in quel tratto ed a rendere più uniforme la sua profondità all'altezza della linea di battigia attuale.
E’ noto dagli studi di idrodinamica che, restringendo l’alveo e aumentando la portata, la velocità del flusso del fiume aumenta. E quindi anche il deposito del fango in quel tratto sarebbe minore.
In modo così di migliorarne la navigabilità per i piccoli natanti che vi si rifugiano, proprio nel punto dove adesso le acque del fiume si dividono tendenzialmente con una forma iniziale di delta.
Profondità che si manterrebbe nell'ordine dei 2 metri, dall'ingresso fino all'approdo nel bacino interno, su una delle due sponde terminali del fiume (fino all'altezza del ponte della ferrovia), sufficiente per le esigenze di quelle imbarcazioni.
Sagomando la foce del fiume con due piccoli moli, all'esterno del molo sud, davanti agli alberghi, si creerebbe una nuova piccola spiaggia, più o meno come sul lato sopravvento, nel territorio del comune di Città S.Angelo.
E all’esterno del molo nord, vicino all’estremità, si potrebbe inserire un caratteristico e tipico trabocco locale.
Inoltre il flusso del fiume (adesso inquinatissimo, come quello del Pescara, ma che comunque ho letto da qualche parte è nelle intenzioni dell'Amministrazione di bonificare) non verrebbe a riversarsi sulla spiaggia a nord, defluendo più al largo.
Le acque in quel tratto di spiaggia non sarebbero inquinate dal fiume come adesso e, anche quando il fiume venisse bonificato, le acque di quella spiaggia sarebbero pulite e marine, quindi salate.
Come è certamente intenzione del Comune di Città S. Angelo di offrire ai suoi cittadini e ai turisti.
Gli alberghi più vicini, non sarebbero interessati dal deflusso del fiume anche se dovesse soffiare il vento di tramontana (che spinge le acque su quelle spiagge sottovento), in quanto con l’impeto di corrente più forte che il fiume avrebbe, il suo flusso defluirebbe più al largo.
Nella spiaggia che si verrebbe a creare fra il molo sud e il primo albergo potrebbe nascere un circolo velico con rimessaggi di modeste dimensioni ad uso delle derive a vela.
Un punto di approdo per le derive è stato oggetto delle ricerche del Comune di Montesilvano nel recente passato, come ho letto dalle notizie di stampa.
E quindi quello potrebbe essere il posto ideale e più naturale per crearlo.
Infatti, posizionarlo lungo la pur lunga spiaggia di Montesilvano, sarebbe un modo di sottrarne qualche tratto di essa ai bagnanti e darebbe l’occasione di nuovo di inserirvi qualche manufatto posticcio, comunque mai troppo bello da vedersi sulla spiaggia.
Un circolo velico per derive, addossato al molo sud del fiume sulla spiaggia che vi si verrebbe a creare, darebbe anche modo di organizzare eventi e raduni, a tutto vantaggio degli alberghi lì vicino e della intera comunità. Il trabocco costituirebbe un tocco di tipicità e bellezza.
E la foce, così sistemata, sarebbe più sicura e navigabile.
Antonio Spina
NB: i disegni sono stati fatti con il mouse e il programma Paint di Microsoft ______________________________________________________
foce del Saline: ZPF, Zona di Protezione della Fauna dal 1992 |
NB: i disegni sono stati fatti con il mouse e il programma Paint di Microsoft ______________________________________________________
Riceviamo dall'arch. Di Giampietro (Webstrade) e pubblichiamo:
RispondiEliminaInoltro la corrispondenza ed il documento allegato al Sindaco e ad altri esponenti politici e culturali della città che hanno recentemente dibattuto il tema della riqualificazione del fiume Saline. Invito Mauro D.F., Mauro O. e altri a voler pubblicare i presenti contributi nelle loro pagine facebook o siti, ritenendo di contribuire al dibattito pubblico in città sulle prospettive di riqualificazione dell'area fluviale, anche in un'ottica di revisione del piano regolatore della città.
Aggiungo di mio, che le considerazioni di Antonio mi paiono ragionevoli, proprio perchè compatibili con le preoccupazioni principali della città sul tema della riqualificazione del fiume Saline, tra cui:
1. conservare il più possibile la naturalità dell'area golenale del fiume, anche con il suo patrimonio avifaunistico, tutelando porzioni ampie di naturalità delle sponde fluviali, senza trattamenti artificiali (Va bene il trattamento idraulico con sponde artificiali del canale di sbocco a mare e tratti limitati delle sponde per gli approdi con soluzioni non impattanti, lasciando naturali le altre sponde del fiume).
2. inserire l'intera area golenale del fiume in un fascia di parco urbano e comprensoriale, come area di tutela che si estenda dalla foce ai confini del territorio comunale (proseguendo anche oltre nel territorio degli altri comuni del Saline -Tavo), con un'ampiezza da un minimo di 50 m a 100 m e oltre dalle sponde del fiume, in un parco del fiume Saline che diventi oltre che polmone verde, anche risorsa economica ambientale della città turistica, collegata da un sistema di piste ciclabili, percorsi naturalistici ed ippovie, che si raccordano alla rete litoranea in un sistema a pettine di itinerari verdi o "greenway", elementi di caratterizzazione territoriale, riserva verde, corridoio ecologico ed infrastrutture turistiche e per il tempo libero. Il sistema valorizzerebbe il nostro sistema alberghiero che si trova all'intersezione dei due sistemi litoraneo e fluviale.
3. Elementi strategici di questo sistema di verde sono:
- la bonifica ambientale dagli elementi inquinanti e la delocalizzazione di detrattori ambientali, quali cave, depositi di inerti, cementifici e altre localizzazioni industriali impattanti o attrattori di traffico, quali il ventilato "autoparco" (vista anche l'esistenza del centro intermodale di Manoppello al servizi dell'area pescarese);
- una pista ciclabile alberata ai margini del parco fluviale;
- l'arreteramento e nuova configurazione della strada lungofiume ai margini urbani di questa fascia verde, come alternativa alla via Vestina, al servizio delle zone industriali e di raccordo, sulla sponda destra, del traffico di gronda collegato con i nuovi ponti sul Saline e con la nuova tangenziale (collegata al riuso dell'attuale tracciato autostradale dell'A14, con il nuovo tracciato spostato più a Ovest in occasione della realizzazione della terza corsia autostradale);
- la fascia verde dovrebbe incorporare sia servizi tecnologici come il deputatore consortile, sia laghetti, parchi e centri sportivi esistenti (lago Vestina Azzurro e altri) sia aree di cava e depositi di inerti incompatibili con l'assetto urbano e la tutela dell'equilibrio idrogeologico del fiume, sia aree agricole, dando indicazioni per un loro rimboschimento e destinazione d'uso ad aree per il tempo libero, il turismo, lo sport, spettacoli all'aperto, campeggi, area picnic e barbeque, verde e servizi per il tempo libero. Sono escluse trasformazioni delle aree in zone di espansione edilizia, centri commerciali o altre edificazioni non coerenti con la caratterizzazione di parco fluviale e area a vocazione turistica e per il tempo libero (E' escluso, come prefigurato da qualcuno per la revsione del PRG, che "la città debba finalmente indirizzare la sua crescita verso il fiume").
Le presenti note come aiuto alla discussione.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaRiceviamo da Augusto De Sanctis e pubblichiamo di nuovo il suo intervento (corretto a causa di qualche refuso presente nel precedente):
RispondiEliminaCari tutti,
da tempo ho cambiato email non essendo più del WWF, Questa è quella attuale.
Per quanto riguarda la foce del Saline, bisogna escludere assolutamente QUALSIASI IPOTESI di approdo se si vogliono salvaguardare i residui valori ambientali.
Quando si ha mal di cuore si va dal cardiologo. Quando si vogliono conoscere i problemi ornitologici si va dall'ornitologo.
Quando intervenimmo sul ponte in foce la Provincia non volle crederci sul momento sull'impatto della localizzazione in piena foce (nonostante la Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus faccia i censimenti ufficiali - cioè quelli che lo Stato invia a Bruxelles alla Commissione Europea - da 20 anni proprio per gli enti pubblici e in vece degli stessi !).
Affidò un incarico oneroso all'Università di Camerino che giunse alle stesse conclusioni...
Tornando all'approdo, la questione è molto banale.
La foce del Saline, nonostante il degrado ambientale, ospitando una residua fascia di vegetazione a canneto, è praticamente un'isola di verde in mezzo al delirio di cemento della costa pescarese (e teramana).
Pertanto ha un valore importantissimo sia in migrazione (presenza di specie rarissime e protette a livello comunitario come Pittima minore, Avocetta, Falco di Palude ecc.) sia in svernamento (addirittura un anno svernarono i fenicotteri!).
Ora, soprattutto in questi periodi gli animali sono soggetti a forte stress (per lo sforzo della migrazione o, in inverno, per il freddo). Pertanto hanno bisogno di tranquillità.
Gli uccelli hanno una distanza di fuga da fonti di disturbo. Dagli umani di solito siamo sui 50-150 metri. Cioè, ogni volta che appare un uomo a quella distanza gli animali scappano, o volando o nuotando verso il canneto.
Pertanto, realizzare questo approdo, con conseguente via-vai di barche e umani, significherebbe annullare questi valori naturalistici (come se tagliassimo a zero ogni vegetazione !) cosa contraria alle finalità di tutela dell'Oasi di Protezione della Fauna istituita dalla Provincia in base alla legge 157/92.
Spero di aver dato un contributo alla discussione.
Resto a disposizione per ulteriori delucidazioni ("anche l'attuale piccolo approdo presente sarebbe da ri-naturalizzare"),
cordiali saluti
Augusto De Sanctis
presidente Stazione Ornitologica Abruzzese ONLUS
Gentili signori,
Eliminala sponda nord del fiume verso il mare, quella di Città S.Angelo per intenderci, è completamente dedicata all'attracco dei motoscafi anche oltre il ponte della ferrovia fino quasi al ponte della Strada Statale.
Che si allineano verso la foce fino oltre la Zona di Protezione della Fauna , istituita nel '92 dalla Provincia, come dice Augusto nella sua lettera e di cui sono venuto a conoscenza ora per la prima volta.
Ora, mi risulta che nel '92 (22 anni fa) quei motoscafi non c'erano.
E quindi è successo quello che capita quasi sempre in Italia: cioè che nessuno rispetta alcunchè, a cominciare dai pubblici amministratori (nel caso del Comune di Città S.Angelo) che erano tenuti a sapere dell'esistenza della ZPF (al contrario di me, privato cittadino) e avrebbero dovuto vietare che lungo la sponda del fiume si installasse un club nautico per motoscafi, se le distanze citate da Augusto non erano rispettate.
In fondo, quella sessantina di motoscafi potevano andare al Marina di Pescara, che dista soltanto 9,2 km.
Ma adesso ci sono. Se ne andranno mai ?
Augusto dice che bisogna escludere qualsiasi ipotesi di approdo se si vuole salvaguardare quei residui valori ambientali. Ma forse avrebbe dovuto dire "bisognava". Perchè oramai l'approdo c'è già.
Chi li caccia adesso quei 60 motoscafi dalla sponda nord del Saline ?
Intendiamoci: Augusto è un ambientalista vero, esente da conflitti di interesse ed immune da prebende della politica (se se ne è andato dal WWF, dopo tantissimi anni di militanza, vuol dire che anche da quelle parti qualcosa non va).
Quindi io, se fosse per me, a capo dell'ARTA regionale ci metterei lui a salvaguardia degli interessi dei cittadini.
Augusto non avrebbe permesso che si derogasse dall'istituzione della ZPF della foce del Saline, così come si è impegnato al massimo per il fiume Pescara (che conosce come le sue tasche) o per l'acqua di Bussi o per altre situazioni ambientali (ad es. il dragaggio del porto-canale di Pescara).
Il punto è uno solo: se si vuole salvaguardare l'ambiente (ma anche certe altre situazioni) ci vogliono uomini che ne conoscono tutti gli aspetti e non uomini-si, capaci solo di arraffare prebende.
La Politica dovrebbe circondarsi di questo tipo di persone e non di gente interessata a far carriera. Sicuramente, alla lunga, ne trarrebbe essa stessa gran beneficio. E ne trarrebbero sicuramente tanto i cittadini.
E questo non significa che sono sempre, in ogni situazione o per ogni problema, d'accordo con Augusto (ad esempio, sulla filovia)...(segue)
...Ma, per tornare al Saline, mi sembra che la ZPF dovrebbe essere protetta piuttosto dalle frequentazioni sulla sponda nord di Città S. Angelo che di quelle sulla sponda sud di Montesilvano, oramai completamente antropizzata.
EliminaAvete visto l'immagine ravvicinata della foce ? La potete vedere in fondo all'articolo principale.
Tutto il canneto è interamente percorso da camminamenti e anche, mi sembra, da discariche abusive.
Se le distanze da rispettare sono quelle che dice Augusto, lì mi sembra proprio che non lo siano già state.
Però immagino che la ZPF sia anche lungo il corso terminale del fiume. Io non ne conosco il perimetro.
E lungo quel tratto di lavoro ce n'è da fare parecchio, non solo lungo le sponde ma anche per la sua acqua, notoriamente (abbiamo cominciato noi a parlarne 14 anni fa: http://portodipescara.blogspot.it/2011/05/il-fiume-pescara-relazione-istituto.html).
Per cui, se la ZPF riguarda solo il perimetro vicinissimo alla foce (il canneto e il resto) è da lì che bisognerebbe cominciare a mettere a posto le cose, impedendo i camminamenti dentro il canneto in ogni modo, se si vogliono rispettare le distanze citate da lui.
E quindi l'approdo-canale allargato anche alla sponda sud di Montesilvano sarebbe forse alla distanza giusta dal canneto (85/90 metri).
Poi, non so se Augusto si riferisce anche al "delta" vero e proprio del Saline come zona da proteggere.
Quindi, in sostanza, le questioni sollevate da Augusto sono sacrosante e la mia idea sull'approdo-canale non avrebbe più motivo di essere presa in considerazione dopo le sue osservazioni (ma soprattutto per il già fatto).
Ma ho forti dubbi che le cose si metterebbero bene per la ZPF, anche se l'approdo-canale non venisse realizzato...
Penso piuttosto che sia il caso di approfondire meglio l'argomento. Può darsi che parlandone fra persone appassionate ma disinteressate una qualche soluzione per salvaguardare tutto, l'ambiente e le esigenze di quelli che già si sono insediati, si troverebbe.
Le distanze critiche da rispettare, elencate da Augusto, forse non incidono sull'idea dell'approdo-canale.
In fondo sono stato e sono uno dei più decisi sostenitori della zona perimetrata, voluta da lui, sulla spiaggia davanti alla Madonnina a nord del fiume a Pescara, davanti ai vecchi trabocchi in secca, per salvaguardare quel po' di dune naturali che la diga foranea ha creato (grazie a Dio, qualcosa di buono l'ha fatto !) e gli uccelli che vi si sono insediati, e le piante tipiche che vi sono rinate.
A dispetto dell'idea che non si può rispettare l'ambiente e contemporaneamente anche certe necessità naturali dell'uomo. Basta rispettare le regole che ci si dà, insieme.
Cordiali saluti tutti,
Antonio Spina